domenica 19 dicembre 2010

Sulla politica e sull'informazione

Osservo e m'interrogo, cercando di restare il più distaccata possibile dalla realtà osservata.
La nostra economia è in crisi.
era ed è inevitabile.
I motivi fondamentali della crisi del mondo indistrializzato sono due,
il primo dipende da un modo di valutare la richezza del paese, che passa per il PIL, il famoso Prodotto interno lordo, che in pratica misura quanto le nostre attività produttive producono in più ogni anno,
il secondo dipende dalle grandi differenze di qualità della vita esistenti tra il mondo industrializzato e le economie povere.
E' chiaro, considerate anche le variazioni demografiche bassissime che la rincorsa ad una maggiore produzione sia controproducente, chi la consuma poi tutta la roba che produciamo?
Dove mattiamo poi i rifiuti?
L'usa e getta a cui ci hanno abituati è figlio diretto di un modo di misurare la richezza che deve essere superato.
Per considerarmi ricco non posso comprarmi una macchina ogni anno.... e poi cosa me ne faccio di tutte queste macchine?
Noi, mondo democratico e industrializzato, abbiamo raggiunto un livello di "benessere" che passa anche per i diritti dei nostri lavoratori, che ha attirato masse di forza lavoro, dalle terre dove nessun diritto è garantito.
E' ovvio che noi, lavoratori con diritti ci siamo trovati a competere con i lavoratori senza diritti, e, che in questa situazione, tutto il lavoro manuale è passato alla seconda categoria di lavoratori, che hanno tutto da guadagnare e nulla da perdere.
I problemi principali della crisi sono questi è hanno bisogno di soluzione prima nel mondo delle idee.
C'è bisogno di un nuovo modo di fare economia nelle nazioni, ci sono nuovi indicatori che devono essere usati,
per quanto riguarda la forza lavoro, bisogna ricordarsi che questa sarà ben pagata e avrà i suoi diritti, solo se viene mantenuta ad un certo livello, se la forza lavoro aumenta per via dell'immigrazione, questo porterà sicuramente ad un abbassamento del livello dei salari e dei diritti.
Questa è una legge di mercato, ed è impossibile dare un colpo all'incudine e uno al martello: non si possono difendere i diritti dei lavoratori e poi accettare l'immigrazione ad oltranza.
Non si può parlare di emancipazione femminile, e poi pensare all'integrazione.
Non si possono risolvere i problemi senza onestà intelletuale, e volendo essere sempre dalla parte del giusto.
Come osservatrice, mi sembra, inoltre che si usino alcune categorie di persone come carne da macello.
Mi riferisco agli studenti, o aspiranti studenti e ai tanti lavoratori o aspiranti tali, che scendono in piazza.
Infiammano i loro animi e poi li mandano ad immolarsi per qualcosa che forse è anche contro i loro interessi.
Viviamo tempi difficili, sarebbe bello costruire reti di pensiero, costruttive per iniziare, veramente a costruire un nuovo mondo.
Voglio precisare, che per me il mondo è la mia casa, non credo che le differenze razziali siano un fattore di squilibrio, penso anzi che siano un momento di rinnovamento, ma ognuno di noi ha il dovere di prendersi la responsabilità del proprio paese delle proprie radici, ha il dovere di combattere per il miglioramento del proprio popolo, scappando e andando in un paese che le battaglie le ha già fatte, non conclude nulla, sta meglio lui e basta, non ha aggiunto nulla al mondo.
Mi chiedo siamo andati troppo in alto e adesso precipiteremo?